Màntica 2012 / contro ogni evidenza

spettacoli, concerti, proiezioni, incontri, installazioni
e accademia d’arte arammatica l’arte dell’imitazione
direzione Chiara Guidi

V Edizione
Cesena 2 – 14 ottobre 2012

Spettacoli, concerti, proiezioni, incontri, installazioni

02/10/2012 - 14/10/2012

 

Chiara Guidi/Ermanna Montanari
spettacolo
Poco lontano da qui
di e con Chiara Guidi e Ermanna Montanari
suoni originali Giuseppe Ielasi
ideazione luci Enrico Isola
cura del suono Marco Canali
datore luci Fagio
tecnici di produzione Fagio, Danilo Maniscalco
direzione tecnica Enrico Isola in collaborazione con Luciano Trebbi
realizzazione scene squadra tecnica Teatro delle Albe – Fabio Ceroni, Fagio, Enrico Isola, Danilo Maniscalco, Giuseppe Maniscalco, Dennis Masotti con la collaborazione di Antonio Barbadoro
realizzazione costumi Laura Graziani Alta Moda, A.N.G.E.L.O.
attrezzeria Carmen Castellucci
foto Cesare Fabbri
organizzazione Valentina Bertolino, Cosetta Nicolini, Silvia Pagliano
ufficio stampa Rosalba Ruggeri
stagiste Marianna Caruso, Irena Kraljic

produzione Socìetas Raffaello Sanzio e Teatro delle Albe / Ravenna Teatro
coproduzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Comune di Bologna, Fondazione Romaeuropa, Festival delle Colline Torinesi-Torino Creazione Contemporanea, Ravenna 2019 Città Candidata Capitale Europea della Cultura, Santarcangelo •12•13•14 Festival Internazionale del Teatro in Piazza
un ringraziamento particolare a Igor Tuveri per i suoi “Quaderni russi”

 

Il palco è il luogo in cui Chiara Guidi e Ermanna Montanari mettono alla prova due modalità di lavoro che i percorsi della Socìetas e delle Albe hanno elaborato nel corso degli anni. Il lavoro dell’una si apre al lavoro dell’altra.
“Il parlar franco è stato il patto iniziale del nostro incontro. La decisione di lavorare insieme non aveva nulla di concreto su cui misurarsi: potevamo contare unicamente sulla potenzialità del nostro “dialogo” e della nostra trentennale ricerca vocale. I concetti che ogni volta affioravano, creavano quella combustione necessaria che ci permetteva di assumere una forma che andava a comporre lo spettacolo. Finalmente attraverso la guida di Karl Kraus abbiamo incontrato le lettere di Rosa Luxemburg che si è posta come specchio oggettivo e autorevole nel nostro intarsio quotidiano.

Quelle lettere dalla prigione hanno dato coraggio alle scelte dei nostri atti scenici, alla nostra impossibilità iniziale a dire, a vedere. Ci siamo moltiplicate per diventare ricettacoli di un luogo sonoro che il musicista Giuseppe Ielasi ha raccolto e composto. Il nostro intarsio drammaturgico ha graffiato ogni giorno quella forma di cui non abbiamo tuttavia deciso di ostacolare la velatura”. Chiara Guidi e Ermanna Montanari
24 agosto 2012

 

Ermanna Montanari fonda nel 1983 il Teatro delle Albe insieme a Marco Martinelli, Luigi Dadina e Marcella Nonni, e lavora nella compagnia come attrice, autrice e scenografa, contribuendo all’originale percorso del
gruppo che unisce ricerca e tradizione, nell’invenzione di un linguaggio scenico contemporaneo. Ha vinto numerosi premi per il suo straordinario lavoro di attrice-autrice: il Premio Ubu nel 2000, 2007 e 2009; il Premio Mess del festival di Sarajevo nel 2003; il Premio Lo straniero “dedicato alla memoria di Carmelo Bene” nel 2006.

 

Chiara Guidi è tra i fondatori di Socìetas Raffaello Sanzio insieme al fratello Paolo e a Claudia e Romeo Castellucci con i quali condivide un’idea di teatro prevalentemente basata sulla potenza visiva, plastica e
sonora della scena. La sua personale ricerca si concentra sulla voce, sulla parola recitata intesa come suono e senso di un testo, per la quale collabora con compositori e musicisti. Assumendo la musica come paradigma, a partire dal 2008 dirige Màntica festival di teatro e musica e nel 2011 inaugura Puerilia, festival di puericultura teatrale dedicato all’infanzia in relazione all’arte.

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Alessandro Scotti

incontro/proiezione

Tempo, immagine e rappresentazione

Progettato nel periodo sovietico, il sistema carcerario della Repubblica del Kyrgyzstan fu concepito come un enorme sistema produttivo dove i detenuti offrivano forza lavoro a basso costo. Con il crollo dell’Unione Sovietica e la conseguente indipendenza delle repubbliche centroasiatiche, l’intero sistema produttivo legato ai detenuti collassò lasciando in rovina le strutture e il GUIN (acronimo russo che sta ad
indicare le prigioni). Dopo una prima moratoria del 1998, la Repubblica del Kyrgyzstan abolì definitivamente la pena di morte nel 2007; tutte le condanne a morte allora pendenti – e tutte le condanne successive per reati maggiori – vennero quindi modificate in detenzione a vita. Molti ergastolani sono oggi reclusi in una speciale struttura nel centro di Bishkek nota come SIZO. I detenuti vivono confinati in celle sotterranee di 5 metri quadrati: un’intera esistenza scandita da una fioca luce artificiale accesa 24 ore al giorno, 1 ora di esercizio quotidiano in una cella a cielo aperto all’ultimo piano dell’edificio e un’unica visita familiare all’anno. Per tutta la vita. Il film è stato concepito come un esperimento estremo: fotografare sistematicamente la vita in due celle per 24 ore consecutive. Sono state realizzate decine di migliaia di fotografie per poi essere assemblate in un esperimento di provocatoria oggettività: che cosa fa esattamente una persona condannata a questa vita? Come riesce a
sopravvivere? Immagini e suoni sono un mezzo adatto a descrivere tale realtà? All’autore è stata concessa la straordinaria possibilità di restare chiuso in prigione notte e giorno senza limitazioni d’accesso per realizzare questo film di 24 ore in stop motion. Il film – Prodotto dall’Unione Europea e dall’United Nations Office on Drugs and Crime – è alla sua prima presentazione pubblica.

 

Alessandro Scotti, scrittore e fotografo, ha lavorato in più di 25 Paesi del mondo collaborando con testate come Time, Le Monde, Der Spiegel, Geo, Rolling Stone, Wall Street Journal, Expresso, Magazin Literario,
Stern, Courier International e i supplementi di Corriere della Sera e Repubblica. Nel 2005 è stato nominato Goodwill Ambassador delle Nazioni Unite in riconoscimento delle sue ricerche intorno al mondo.
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Eselsohr – Giuseppe Ielasi/Jennifer Veillerobe

installazione

Senza titolo
Le nostre installazioni sonore sono sempre realizzate in loco, in maniera intuitiva, nei giorni immediatamente precedenti l’apertura al pubblico, utilizzando mezzi tecnici di facile reperibiltà. Presentare un progetto in anticipo è quindi per noi impossibile… Potrebbe essere distribuito un testo di presentazione all’ingresso. Potremmo usare suoni registrati nella cripta o che ne assecondino la particolarissima acustica. Oppure suoni che operino in senso contrario. Ma potrebbe non esserci nulla di tutto questo.

 

Eselsohr è un progetto di Giuseppe Ielasi e Jennifer Veillerobe, musicisti e curatori dell’etichetta discografica Senufo Editions,

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Lisbeth Gruwez
spettacolo
It’s going to get worse and worse and worse, my friend
ideazione, coreografia e danza Lisbeth Gruwez
composizione musica, design del suono e assistente Maarten Van Cauwenberghe
styling Veronique Branquinho
consulente artistico Bart Meuleman
disegno luci Harry Cole
assistente luci Caroline Mathieu
grazie a Tom de Weerdt

produzione Voetvolk vzw
in coproduzione con Grand Theater Groningen, Troublyen / Jan Fabre and Theater Im Pumpenhaus
diffusione Key Performance
con il supporto di Provincie West-Vlaanderen & Vlaamse Gemeenschap

 

Lisbeth Gruwez, sola in scena, danza accompagnata dalla musica del compositore Marteen Van Cauwenberghe e dal suono delle parole pronunciate da Jimmy Swaggart, uno dei più celebri tele-predicatori americani, un cattolico evangelista ultraconservatore, capace con i suoi discorsi di infiammare le platee, di trasmettere in chi lo ascolta un messaggio di grande forza persuasiva. Lo spettacolo dimostra come la parola sia più potente delle armi. Assistiamo a un’autentica coreografia del politico, che fonde seduzione, persuasione e intimidazione.
Se in un primo momento Lisbeth Gruwez sembra quasi essere un pupazzo totalmente manipolato dalle parole di Swaggart, a poco a poco lo spettacolo diviene una lotta tra voce e corpo, attuando un gioco di potere che da metafora si trasforma in realtà.

 

Lisbeth Gruwez, danzatrice e coreografa, una delle interpreti più iconoclaste della sua generazione, si è imposta per la sua grande energia esplosiva associata a una perfetta padronanza tecnica. Ha lavorato con Jan Fabre, che ha creato per e con lei. Nel 2006 ha fondato la compagnia Voetvolk insieme a Maarten Van Cauwenberghe.

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Eugenio Premuda
incontro
La costruzione dell’ambiguità
Nel filmare il sesso, la violenza, la morte, i miracoli, Bruno Dumont non

si accontenta dell’ambiguità connaturata ad ogni immagine

cinematografica, ma persegue la costruzione di una grammatica

cinematografica ambigua, capace di impedire alla macchina da presa e

alle sue posizioni di assumere il ruolo di un punto di vista significativo e

giudicante sugli eventi che riprende.

 

Eugenio Premuda, regista di film sperimentali in super8 e di documentari, editor di sceneggiature per diversi studi di produzione. Dal 2011 è presidente e responsabile della didattica cinematografica dell’Associazione Rosencrantz e Guildenstern di Bologna. Direttore della collana editoriale “L’Atalante” per le Edizioni Della Battaglia di Palermo, ha pubblicato diversi saggi e libri intervista dedicati a registi cinematografici. In collaborazione con la Scuola organica di cinematografia Rosencrantz & Guildenstern di Bologna.
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Bruno Dumont
film
Il cinema di Bruno Dumont
L’humanité (versione in italiano)
Raccontando le indagini di un commissario di polizia sui generis, su una serie di omicidi e stupri di bambine, Bruno Dumont a sua volta indaga il rapporto dell’uomo con il male, la possibile empatia con le vittime e con i carnefici, le pulsioni più indicibili che albergano in ognuno di noi.
Un poliziotto è qualcuno che cerca. L’origine di un crimine è l’origine del male. E l’immagine di quel corpo di bambina violato è da subito un giudizio sulla crudeltà oggetto dell’inchiesta. Un’immagine in sé sufficiente a esprimere l’abominio all’origine di questa inchiesta.
Twentynine palms (versione originale con sottotitoli in italiano)
Il viaggio di un fotografo e della donna che ama attraverso il deserto californiano diventa cassa di risonanza per le violenze latenti nel loro rapporto. Dumont filma i loro linguaggi corporei, il sesso ora strumento di violenza ora di conciliazione, gli sguardi, i silenzi, le urla, i dialoghi come monologhi intrecciati, fino alla deflagrazione di questa dinamica.
Quando si filma un paesaggio, esso cessa di essere un paesaggio. Diviene il clima interiore del personaggio. Un film è un oggetto mentale. Il deserto di 29 Plams è lo scenario interiore dei personaggi. Non è la California, non m’importa nulla della California. Non faccio un documentario sulla California, filmo il deserto affinché divenga l’espressione dell’interiorità dei personaggi.
Flandres (versione francese con sottotitoli in inglese)
Flandres racconta di due guerre, la guerra tra uomini in una terra insieme simbolica e concretissima e la guerra solitaria di chi resta a casa ad attendere. Rinnovando il suo linguaggio e confrontandosi con una produzione più costosa, Bruno Dumont preserva intatta la sua attitudine a esplorare gli abissi dell’animo umano.

Scrivendo la sceneggiatura non lo sapevo, ma realizzando il film mi sono detto che non c’era alcuna differenza tra la storia d’amore e la guerra. Che cos’è la guerra?
Ci si batte per una terra, le persone si battono per amore ed è perché desiderano la stessa cosa che si uccidono. Il desiderio è ciò che definisce un uomo e l’uomo desidera donne, terre, luoghi, fino a battersi per loro. La guerra diventa allora una parabola dell’amore.
In collaborazione con Centro Cinema Città di Cesena, si ringrazia Cineteca di Bologna.
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Claudia Castellucci

commemorazione

I passanti
di Claudia Castellucci e Filippo Tappi
con Hui-Min, Guillame Prikhodto
Occhi scevri da conoscenze particolari, e anzi regrediti alla indiscriminata apertura dei bambini nei confronti del mondo, guardano il paesaggio che sta loro attorno. Muri insegne, arredi urbani, marciapiedi sono così veduti. Gli occhi bambini qui si arrestano per giudicare.

 

ballata
Dialogo degli schiavi
di Claudia Castellucci
con Claudia Castellucci, Stefano Bartolini
e Rocco Castellani, René Ramos, Francesco Zanuccoli di “Calla. Scuola Ritmica”
luci e suono di Filippo Tappi
Una discesa gradatamente più inclinata negli elementi della vita quotidiana. Si attesta su sponde materialiste e approda a un discorso metafisico sulla luce, stanando la sua supponenza di non essere veramente veduta quando essa risplende. La ballata prosegue con un’interrogazione sul “nome proprio”. Rispondere è misurare la “portata” del nome, la stranezza della sua incarnazione individuale in
rapporto alla scala del cosmo.

 

Claudia Castellucci, fondatrice di Socìetas Raffaello Sanzio insieme al fratello Romeo, e a Chiara e Paolo Guidi. Oltre a essere interprete di diversi spettacoli, si dedica per Socìetas alla composizione dei testi,
sia drammatici che teorici; è protagonista di un personale percorso di ricerca metrica e melodica e di interpretazione del movimento sul metro del tempo musicale.
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Enrico Malatesta
concerto
SOLO
Partendo da un approccio trasversale alla pratica e alla ricerca strumentale SOLO si basa sull’utilizzo delle percussioni come vettori per la creazione di ambientazioni sonore, in cui le risonanze, i suoni-fantasma e l’azione legato/slegato dei gesti assumono un valore centrale.
La costruzione musicale lavora su differenti piani d’ascolto in cui il silenzio, come condizione, assume un ruolo centrale.

 

Enrico Malatesta, percussionista attivo nel campo della musica contemporanea, elettroacustica e di improvvisazione. Approfondendo la dimensione acustica e materica degli strumenti a percussione, la sua
ricerca è volta alla ridefinizione del ruolo del percussionista nei diversi ambiti contemporanei.

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Magali Jane Rochat
incontro
Dai neuroni specchio alla prosodia emotiva del gesto

La scoperta dell’esistenza di un sistema specchio nell’essere umano costituisce certamente una delle scoperte più intriganti fatte nel corso degli ultimi anni nell’ambito delle Neuroscienze.
Il meccanismo specchio è un processo cerebrale che stabilisce una relazione diretta tra l’osservazione di un’azione eseguita e la rappresentazione di questa stessa azione nella corteccia motoria di chi la osserva. Grazie a questo meccanismo, l’azione dell’altro viene immediatamente riconosciuta e la sua esperienza motoria risuona in noi senza bisogno di ulteriori mediazioni cognitive. È stato recentemente confermato che diverse specie animali condividono questo meccanismo e che esso non si limita alla semplice comprensione delle azioni percepite ma che è anche implicato nella comprensione dell’intenzione motoria che guida l’azione osservata così come nella risonanza con le sensazioni (il tatto, il dolore) e le emozioni (il disgusto) che accompagnano l’esperienza degli altri.
L’esistenza di un meccanismo cerebrale che ci metta automaticamente in risonanza con l’esperienza motoria, emotiva, sensoriale ed intenzionale altrui, permette quindi di superare la nozione dell’esperienza umana come fondamentalmente solipsistica, dimostrando invece come l’empatia (intesa in senso lato) sia fondamentalmente radicata nella fisiologia del nostro cervello.

 

Magali Jane Rochat, dopo la laurea in Psicologia Clinica all’Università di Torino, ha conseguito il dottorato in Neuroscienze all’Università di Parma con il professore Vittorio Gallese.
Sempre in collaborazione con il dipartimento di Neuroscienze di Parma si occupa ora di ricerca per i bambini che soffrono di autismo.

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Claudio Jacomucci
concerto
De Profundis
Programma:
Sofia Gubaidulina, De Profundis (1978)
John Cage, Dream (1948), trascrizione per fisarmonica C. Jacomucci
Johann Sebastian Bach, Passacaglia BWV 582 (1705), trascrizione per fisarmonica C. Jacomucci
Salvatore Sciarrino, Vagabonde Blu (1998)
Claudio Jacomucci, Infernal Circles (2005) per fisarmonica, supporto elettroacustico
e azione performativa, con la partecipazione di Kathleen Delaney
La poetica della compositrice russa Sofia Gubaidulina coniuga l’antica tradizione spirituale ortodossa con la ricerca espressiva contemporanea e si realizza in una scrittura allegorica e ricca di contrasti. De Profundis (1978), ispirato al Salmo 130, è una pietra miliare del repertorio fisarmonicistico contemporaneo poiché rovescia radicalmente la percezione sonora dello strumento il cui immaginario richiama abitualmente atmosfere folcloristiche.
Dream (1948), originariamente scritto per pianoforte, utilizza la struttura ritmica di una danza di Merce Cunningham. Un flusso di suono che crea un tempo circolare e trasporta l’ascoltatore in una dimensione evocativa e meditativa.
La Passacaglia (e tema fugato in do minore BWV 582) è una composizione per organo tra le più ingegnose, mai scritte per tale strumento e tra le pagine più complesse nelle trascrizioni per fisarmonica classica. L’architettura del brano si basa su 20 variazioni sul tema della passacaglia annunciato all’inizio del brano che – attraverso un geniale intreccio contrappuntistico – si trasforma in soggetto di una doppia fuga. Le Vagabonde Blu sono stelle rarissime che si distinguono all’osservazione per la loro luce bluastra. La loro particolarità ha ispirato questo brano originale per fisarmonica di Salvatore Sciarrino. Infernal Circles richiama il mito di Orfeo ed Euridice. È un’esplorazione acustica dell’Ade, con visioni e allucinazioni. Il suono sotterraneo si dischiude e via via riporta alla luce frammenti di un canto monteverdiano. L’esecuzione si avvale di suoni concreti pre-registrati ed amplificati
(fisarmonica, rocce, vasi, foglie, pelli di tamburo, senza alcuna manipolazione digitale) e della presenza della performer Kathleen Delaney.

 

Claudio Jacomucci, fisarmonista, tra i più virtuosi ed originali della scena internazionale. Il suo lavoro di interprete e compositore attinge alle peculiarità tecniche e foniche di una inusuale fisarmonica. Si interessa principalmente alla trascrizione e riscrittura della polifonia antica e alla letteratura contemporanea originale, dal 1960 ad oggi, è anche compositore di brani solistici ed elettroacustici. È docente di fisarmonica classica al Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara ed è il fondatore dell’Accademia Fisarmonicistica di Urbino.
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Romeo Castellucci

installazione

Persona

La cripta di S.Cristina ospita una copia fedele in bronzo di un

Papposileno di epoca ellenistica (prima metà del I a.C.). Papposileno era uno dei caratteri fondamentali della Commedia Attica. Veniva rappresentato con una maschera calva, lo sguardo demonico e il ghigno beffardo. Questo personaggio, sempre solitario, secondo la mitologia è il “vecchio” tra i satiri; colui che detesta la società civilizzata.
La maschera, qui riprodotta e custodita nel buio della cripta, vede e dice “tutto”. Il suo bronzo è suonato tutto il tempo, perché la maschera è allo stesso tempo una campana. Una campana d‘allarme.
“Persona” in latino significa “maschera”.

 

Romeo Castellucci, insieme a Chiara e Paolo Guidi e Claudia Castellucci è fondatore di Socìetas Raffaello Sanzio, con cui ha realizzato numerosi spettacoli come autore, regista, creatore delle luci, dei suoni e dei costumi. Le sue regie propongono linee drammatiche non soggette al primato della letteratura, facendo del teatro un’arte plastica, complessa, ricca di visioni.
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Alessandro Bergonzoni

incontro

Salto in altro

 

Portiere
Perbacco, questo si chiama bussare!
Se uno facesse il portiere al portone dell’Inferno,
chissà quante mandate di chiave dovrebbe dare!
(Bussano)
E dagli, a bussare! Ma chi è, in nome di Belzebù?
Sarà un fattore che, in previsione di una buona annata,
si è impiccato. Entra pure, arrivi a tempo.
Spero tu abbia fazzoletti in abbondanza, qui ci sarà da sudare.
(Bussano)
E bussa, bussa. Chi è, in nome dell’altro diavolo?
Di sicuro è un azzeccagarbugli, capace di giurare su un peso
e anche sull’altro, di commettere raggiri
abbastanza per l’amor di Dio ma non abbastanza
per raggirare il cielo. Vieni avanti, azzeccagarbugli!
(Bussano)
E bussa, bussa bussa. Chi è, insomma?
Certo sarà un sarto inglese,
venuto qui per aver rubato un paio di braghe francesi.
Vieni pure, sarto: qui potrai surriscaldare il tuo ferro da stiro.
(Bussano)
E ancora bussano! Mai un momento di pace.
Chi siete? Ma questo posto è troppo freddo, come Inferno;
non farò più il portiere del diavolo.
Avevo creduto di far entrare gente d’ogni tipo e professione,
che attraverso una strada fiorita di primule se ne va dritta al fuoco eterno.
(Bussano)
Vengo, vengo! Vi prego, non scordatevi del portiere.
(Apre il portone)
William Shakespeare, Macbeth, II – 3

 

Alessandro Bergonzoni, attore-autore. Intendendo la comicità come prodotto artistico primario efondamentale, ha indirizzato la sua ricerca verso il rifiuto del reale, l’esplorazione del linguaggio e del mondo dell’assurdo.

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Dewey Dell
spettacolo
Cinquanta urlanti quaranta ruggenti sessanta stridenti
con Sara Angelini, Agata Castellucci, Teodora Castellucci
coreografia Teodora Castellucci
musiche originali Demetrio Castellucci
scene e luci Eugenio Resta
realizzazione scene Rinaldo Rinaldi
prothesis Istvan Zimmerman e Giovanna Amoroso, Chiara Bocchini
fonica Marco Canali
produzione Dewey Dell
coproduzione Centrale Fies, Romaeuropa Festival, Rencontres Chorégraphiques Internationales de Seine-Saint-Denis, Uovo Performing Arts Festival
Dewey Dell fa parte del progetto Fies Factory

 

I cinquanta urlanti, i quaranta ruggenti e i sessanta stridenti, sono nomi di alcuni venti che spirano nei mari dell’emisfero meridionale, vicino all’Antartide. Il nostro pensiero è alla nave e a coloro che la abitano. Non c’è distinzione tra il marinaio e la propria imbarcazione. Dal momento in cui si lascia il porto nasce un unico corpo oscillante. Questo nuovo essere, che si lega anche all’acqua e al vento, diventa un enorme organismo all’interno del quale si disperdono alcuni confini. Il rumore delle corde che stridono, gli scricchiolii del legno bagnato, il suono degli oggetti imbarcati che rispondono al rollio della nave sulle onde si amalgamano alle voci dei marinai, alle urla dei comandi del capitano. Un magma oscuro diventa il respiro generale: il suono di un universo dove l’uomo, il vento, la nave e il mare uniti inscindibilmente insieme, formano l’unico protagonista possibile.

 

Dewey Dell, nasce a Cesena nel 2007 dall’unione di quattro ragazzi: tre fratelli Teodora, Agata, Demetrio Castellucci ed Eugenio Resta. Il nome Dewey Dell è un omaggio a Faulkner e alla giovane ragazza di Mentre
Morivo sotto il cui sguardo la compagnia cesenate si appresta a vagare sui sentieri impervi che conducono all’abisso.

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Massimo Pulini
incontro
Il cane di Ulisse.
Riconoscere con le viscere della ragione
L’anonimato delle opere d’arte costituisce un affascinante mistero storico. Sino alla fine del XVIII secolo l’apposizione della firma era un evento molto raro. Le ragioni che spinsero a questa sistematica astensione dell’autore alla rivendicazione creativa s’intrecciano tra opportunità religiose, ruolo del mestiere e identità dello stile
individuale. La ricerca storico artistica deve costantemente fare i conti con quesiti attributivi. L’atto di riconoscere diviene così una pratica del dubbio che alterna moti sentimentali a logiche di archiviazione mnemonica.

 

Massimo Pulini, artista e storico dell’arte, insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha redatto numerosi saggi sull’arte italiana del XVI e XVII secolo e curato varie esposizioni sulla pittura emiliana del Seicento. Ha scritto il catalogo ragionato delle opere di Andrea Lilio e di Ginevra Cantofoli.

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Fabrizio Ottaviucci
lezione/concerto
Percorsi di interpretazione dell’opera di Giacinto Scelsi

Programma:
Giacinto Scelsi, Suite n. IX “Tai”
Giacinto Scelsi, Suite n. VIII “Bot-Ba”
Giacinto Scelsi, Quattro illustrazioni sulle metamorfosi di Visnù

La musica di Giacinto Scelsi rappresenta un’avventura interpretativa che va oltre il consueto confine indagato da un esecutore che si trovi di fronte ad una partitura. Le premesse musicologiche e filosofiche impresse da Scelsi alla sua musica sono infatti il punto di partenza e di arrivo di ogni rappresentazione sonora del repertorio del maestro romano. Per Scelsi ogni opera è un’unità espressiva fatta di intuizioni, percezioni, rivelazioni, che non trovano espressione solo nella creazione, ma che
si svelano anche nell’interpretazione e nella ricezione. La musica di Scelsi affida all’interprete la composizione del tempo interiore che la partitura non scrive ma indica, e ogni esecuzione è il mutevole rinnovarsi di una variazione spirituale.

 

Fabrizio Ottaviucci, pianista, ha tenuto centinaia di concerti come solista in varie formazioni cameristiche in tutto il mondo, approfondendo l’esecuzione della musica degli ultimi settant’anni. Attivo nel campo dell’improvvisazione ha realizzato concerti e registrazioni con Trilok Gurtu, Conny Bauer, Gary Peackock, Nguyen Le. Ha collaborato con continuità con Terry Riley, Rohan De Saram, Stefano Scodanibbio, Francesco Dillon e Markus Stockhausen. Dal 2011 collabora con Socìetas Raffaello Sanzio e l’attrice regista Chiara Guidi.

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Compagnia Virgilio Sieni
spettacolo
Kore
liberamente tratto da La ragazza Indicibile. Mito e mistero di Kore di Giorgio
Agamben, Monica Ferrando
regia, coreografia, scene, luci Virgilio Sieni
interpretazione e collaborazione Ramona Caia
musiche Angelo Badalamenti, Francesco Giomi, Arvo Pärt
tecnico luci Paolo Betta
produzione Torinodanza, Compagnia Virgilio Sieni
in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola Firenze, CANGO Cantieri Goldonetta Firenze
Un manifesto sulla femminilità, ma anche l’impulso a superare tutto ciò che è umano lasciandoci intravedere il viaggio ininterrotto dell’uomo. Kore è quella lontananza che declina verso di noi giungendo dal passato per farci vivere la vita stessa: tra la figlia e la madre, tra l’umano e l’animale, appare una terza figura che mette in questione tutto quello che crediamo di sapere della femminilità, e più in generale dell’uomo e della donna. Il corpo si dona alla danza, cioè si mostra in un gioco inaspettato che trascolora in continue metamorfosi. Qui la danzatrice utilizza tutti elementi che la possano condurre oltre un vocabolario prestabilito: si scuote verso il senso profondo che la congiunge, o meglio, la rende
tangente, all’animale. Ospiti della femminilità che abitano il corpo di Kore sono anche figure ancestrali, aloni, ombre che fanno apparire una narrazione che attraversa epoche e territori. Figure silenziose, ammutolite ad occhi chiusi, così venivano descritti gli iniziati ai riti sacri.
Il mistero eleusino consiste in un’azione drammatica, in una sorta di pantomima accompagnata da canti sacri e da formule che rappresenta la sacra storia del rapimento di Kore, dell’erranza di Demetra e del ricongiungimento delle due dee. In questo dramma iniziatico, in questo chiudere gli occhi, in silenzio si comincia il viaggio, si attraversano territori, si giunge altrove.

 

Virgilio Sieni, danzatore e coreografo, si è formato ad Amsterdam, New York e Tokyo. Dal 2003 dirige a Firenze CANGO Cantieri Goldonetta, uno spazio rivolto alle pratiche del corpo e ai linguaggi contemporanei dell’arte. Nel 2007 ha fondato l’Accademia sull’arte del gesto, un contesto innovativo finalizzato alla trasmissione delle pratiche artistiche. Cura una Collana Editoriale dal titolo “Il Gesto” in collaborazione con la casa editrice Maschietto Editore di Firenze. Nel 2011 è stato insignito di tre prestigiosi riconoscimenti: il Premio Lo Straniero, il Premio della Critica, il Premio UBU Speciale 2011.

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Carla Bozulich/Francesco Guerri
concerto
Witching Witching Witching
chitarra e voce Carla Bozulich
violoncello Francesco Guerri

 

in the
tree in the night a bright bug lit the leaves
underneath it
peaked it was woman it was paper it was

branded on her
Carla Bozulich, cantante, leader del gruppo musicale Evangelista, ha partecipato ad una moltitudine di eventi diversi in tutta Europa e negli Stato Uniti. Le sono attribuiti tredici albums, progetti concepiti con le band di cui è stata leader, come The Geraldine Fibbers, Red-Headed, Stranger e Scarnella.

 

Francesco Guerri, musicista/educatore, ha suonato in diverse formazioni orchestrali in Italia e all’estero. Dal 2002 si dedica alla libera improvvisazione e alla musica di ricerca, intraprendendo un percorso parallelo d’incontro fra musica teatro e danza. Collabora con vari danzatori e attori e, da alcuni anni, con la cantante statunitense Carla Bozulich. Dal 2001 lavora presso il Day Hospital di Psichiatria e Psicoterapia dell’Età Evolutiva dell’Ospedale “Maggiore” di Bologna occupandosi di disagio in età evolutiva.

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Chiara Guidi/Liceo Scientifico “A. Righi”
spettacolo
Al Signore Mascherato
da Risveglio di Primavera di Frank Wedekind
con
Andrea Bartolini, Riccardo Benedetti, Andrea Bianco, Eleonora Casadei, Eva Castellucci, Francesco Dell’Accio, Giulia Foschi, Gemma Galassi, Martina Grieco, Arianna Giorgini, Maddalena Guidi, Lia Maggioli, Sofia Magnani, Ledina Ndoj, Erika Righi, Margherita Rossi, Daniele Traschitti, Giacomo Zani, Valentina Zoffoli
drammaturgia e regia Chiara Guidi
si ringrazia Alice Keller, Gabriela Mattei, Michael Merendi

 

Come Wedekind dedico questo lavoro al Signore Mascherato, invenzione di uno spazio che l’arte di Wedekind crea per inoltrarsi nella solitudine che il risveglio delle pulsioni apre nel corpo degli adolescenti. Quando il desiderio chiama per nome e apre brutalmente alla responsabilità del godimento, le mani incominciano a spingere il perimetro dello spazio che il corpo conosceva. E lì, su quel perimetro, sotto la pressione delle mani, si apre un varco. Crolla il mondo infantile. La tutela dell’Altro viene meno. Appare un buco nel reale che procura una gioia così incontenibile che rende muti e turba, sino all’angoscia. Perché la bellezza, quando è grande e autentica, non la si può raccontare e la lingua del senso comune crolla nell’abisso. La crisi dell’adolescente è prima di tutto una crisi del linguaggio. Deve trovare una lingua. Ha bisogno dell’arte per poter dire ciò che fa soffrire. Per questo Wedekind crea il Signore Mascherato. Di fronte al tramonto dello sguardo materno, alla inconsistenza del padre, alla incapacità di ascoltare degli insegnanti, il Signore Mascherato ha una funzione simbolica. È l’invenzione di una parola umanizzante senza la quale il dramma adolescenziale può diventare tragedia.
Chiara Guidi
Azione finale della ricerca condotta da Chiara Guidi con i ragazzi del Liceo Scientifico “Augusto Righi” di Cesena

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Romeo Castellucci/Rubina Giorgi
incontro
Potenza dell’inesistente.
L’Inesistente: una fonte di immagini
Ispirata dalla citazione dal Macbeth – “And nothing is, but what is not” “Nulla è se non ciò che non è” – vi trovo uno specchio della situazione dell’umanità qui e ora. Paralizzata nella nozione del movimento, nonostante le apparenze, né avanti né indietro sa muoversi né sa vedere: “si lascia cullare come un canotto che sul mare oscilla” – dice Hölderlin profeticamente in Mnemosyne. Salvezza verrebbe da una metamorfosi che muti in senso forte l’umanità. Occorre partire da ciò che si ha: quel Nulla, e da ciò che si è: il Nessuno (una figura esoterica nell’iconografia dal medioevo in poi) che da quel Nulla è generato. È necessario anche ricorrere alla scienza, in particolare alla scienza del cervello, organo portentoso del movimento, del movimento biologico che attraverso una massa vertiginosa di modificazioni e trasformazioni ha portato alla formazione della mente cosciente e della sua cultura. La cultura senza trasformazioni è spenta: cultura come metamorfosi dunque.
E nella cultura disponiamo ora di Nessuno e di Nulla. A chi saranno affidati per l’azione di metamorfosi? Non ad altri che all’artista in senso vasto: al poeta delle arti, della scienza, della filosofia. Nessuno e Nulla: l’arduo dono sacrificale è per loro. Essi dovranno credere nel nulla, nella sua potenza, e dovranno assumerla: agirla e testimoniarla. Assumere: è un’azione del simbolo, fonte di vite seconde, mutevoli e mutate appunto, un mediatore universale tra cervello e mente, che trasforma l’estraneo in intimo, l’invisibile in visibile, l’inesistente in esistente.
Chi se non il poeta crederebbe mai e agirebbe per ciò che non c’è ancora?
Rubina Giorgi

 

Rubina Giorgi, saggista e poeta, è stata docente di Filosofia del linguaggio e di Estetica. Perseguendo da sempre una stretta interpenetrazione tra ricerca filosofica e ricerca poetica, al presente ritiene indispensabile a filosofia e poesia anche l’attenzione alla scienza, fisica ovviamente ma segnatamente neurobiologica. Alcuni suoi lavori: Immagini d’amore (2003); L’imperfezione necessaria (2005); Amore che tu alla fonte bevi (2004); Ombra di luce (2005); Echeggiamenti (2007); Invocazioni (2008); Che farò senza il mio Ben? Cervello, filosofia, mistica (2011).

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Daniele Roccato/Virgilio Sieni
concerto/danza
Alisei
un omaggio a Stefano Scodanibbio
contrabbasso Daniele Roccato
danza, coreografia Virgilio Sieni
Programma:
Stefano Scodanibbio – Da Una Certa Nebbia
Stefano Scodanibbio – Due Pezzi Brillanti
Stefano Scodanibbio – Alisei (con coreografia di Virgilio Sieni)
Il programma rappresenta una sorta di percorso emotivo nel mondo sonoro di Stefano Scodanibbio. Da una certa nebbia delinea fin dal suo incipit un implicito omaggio a Morton Feldman, contrassegnato da una disposizione di “oggetti sonori” non tradizionalmente correlazionati. Assistiamo allo sviluppo di un linguaggio armonico estremamente denso e pregnante ma allo stesso tempo irriducibile a qualsiasi sistema. Due Pezzi Brillanti si connota qui come un risveglio giocoso e virtuosistico dall’incantesimo feldmaniano. Infine, con Alisei, assistiamo ad una delle
più stupefacenti conquiste di Stefano, far “cantare il contrabbasso con la sua propria voce”, per usare le sue stesse parole. Daniele Roccato
Il tema del viaggio è stato indubbiamente l’aspetto che più di ogni altro ha caratterizzato in modo profondo l’esperienza umana e artistica di Stefano Scodanibbio. A parte il suo grande amore per il Messico, sono portato a pensare che fosse consapevole del suo non trovarsi bene in nessun posto. Penso fosse questa la ragione per la quale si spostava di frequente. Sentiva dentro di sé le suole di vento di quel Rimbaud, dal quale aveva preso a prestito quell’Absolument modern che per più di trent’anni è stata una sorta di marchio di fabbrica per la sua rassegna, due parole potenti che indicavano l’indispensabilità di essere moderni. (…) Per perseguire tale obiettivo, Stefano sentiva la necessità vitale di potersi trovare su un palcoscenico ed entrare in rapporto con il pubblico. Pochi metri quadrati di un qualsiasi spazio in grado di ospitarlo erano sufficienti a fargli rivivere, anche quotidianamente se fosse stato possibile, l’esperienza straordinaria del ri-creare la musica. Martino Traversa

 

Daniele Roccato, contrabbassista solista e compositore, è stato più volte indicato dalla critica internazionale come uno dei maggiori virtuosi del suo strumento. Ha collaborato a stretto contatto con Stefano Scodanibbio, con il quale ha fondato l’ensemble di contrabbassi “Ludus Gravis”. È titolare della cattedra di contrabbasso presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.

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Black Fanfare/Battiti Dancehall/Revanche
dj set
Black Fanfare
Sonorità aspre, ritmi d’ogni epoca e atmosfere più distese estratte da una fusione di computer, voce e strumenti tradizionali, ideato per il ballo.

 

dj set
Battiti Dancehall
di e con Nicola Catalano e Ghighi Di Paola – Redazione Battiti Radio3

 

Un tratto sonoro che raccoglie per strada le musiche più disparate, dal rhythm & blues all’exotica, dal soul al calypso, passando per reggae, funk, mambo e cha cha cha.

 

festa
Revanche
a cura dei ragazzi di “Ignoranza”, Festa interrotta: Marco Brunelli, Matthias Girardi, Daniele Guerrini, Giacomo Lepori, Riccardo Ravaioli, Leonardo Rubboli, Giacomo Russo.

 

Con i gruppi musicali YTPO e RAEIN e a seguire i dj set diT HIAS e YUNISIA TTTT.

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