Màntica 2009 / la musica è la Legge

musica, performance, laboratori, disegno
direzione Chiara Guidi

II Edizione
30 novembre-6 dicembre 2009
Teatro Comandini e altri luoghi di Cesena

Spettacoli

03/12/2009 - 06/12/2009

 

In ordine di apparizione:

 

Claudia Castellucci Il Regno Profondo mostra di ritagli di giornale

Ha ritagliato figure che ha visto nei giornali. In alcuni ritagli ha messo delle scritte e poi li ha incorniciati. E’ una pesca che estrae dal torrente del reale figure ferme. Sono fori fatti su una lastra di metallo specchiante. Sono punture sulla cotenna del pachiderma.

 

Socìetas Raffaello Sanzio

L’ultima volta che vidi mio padre dramma musicale – immagini animate di Chiara Guidi

Ogni disegno nel tratto dell’artista ha origine nell’abbozzo. L’abbozzo si trova nella libertà oceanica delle forme che ancora devono emergere. Migliaia di disegni sono il punto di avvio di L’ultima volta che vidi mio padre, e un disegno animato è posto al centro del palco. L’animazione diventa anche una notazione musicale; i segni grafici di una partitura che l’orecchio del musicista compone. La trama che proviene dai disegni affonda una radice negli antichi racconti orali. La voce di questo spettacolo è affidata a quattro attrici, a un coro femminile, una violoncellista e una suonatrice di celesta.

 

Sleepy Sun Concerto

Provenienti da Santa Cruz, in California, gli Sleepy Sun sembrano resuscitare la fede zoroastriana nel sole. La loro musica è una scintillazione di luce pulviscolare ben interpretata dalla distorsione melliflua delle chitarre, dai cui glissandi si affaccia a tratti Jimi Hendrix. C’è un sicuro richiamo all’età d’oro della psichedelia statunitense. Il loro strumentismo è discorsivo, sensuale, melodico, molto indulgente verso il passato, che gli Sleepy Sun sembrano abitare come un rifugio, o un bivacco nella notte.

 

Wildebirds & Peacedrums Concerto

Il duo svedese ha un programma ferreo a priori: solo voce e colpi, con una chiara spartizione degli impegni: alla voce spetta la melodia, alle percussioni il ritmo. Ciò che ne viene fuori è una originale e scabra alleanza che sta tra la ballata incitatoria e il canto robusto delle emozioni. Il loro desiderio di sorprendersi li porta a volte a scambiarsi i ruoli, così i tamburi diventano corde profonde arpeggiate e la voce un martello che picchia sopra diversi metalli o sulla terra erbosa. I loro concerti potrebbero continuare anche in caso di black-out, dato il loro programma di musica essenziale e pauperista, e questo fatto, benché elucubrato in profondità, lavora in superficie conferendo una nota post-civilizzata che innalza (o abbassa) il grado espressivo al rango di un ruggito.

 

David Toop Sinister Resonance performance

Una performance che sta in equilibrio sull’asse di confine fra un reading letterario, un concerto e un esperimento scientifico. Nell’eco di sedute medianiche d’altri tempi, Sinister Resonance esamina la relazione fra la dimensione acustica e il sentimento perturbante di alcune allucinazioni paranoiche analizzate nell’Ottocento. Sinister Resonance trae ispirazione dalla fantascienza e dalla letteratura legata al sovrannaturale del secolo scorso.

 

Socìetas Raffaello Sanzio Il Regno profondo sermone di Claudia Castellucci

E’ un dialogo teodrammatico, scritto e recitato da Claudia Castellucci. I temi svolti sono: la rinascita post-mortem, il freddo e la fame.

 

Mouse on Mars Concerto

Stelle di prima grandezza nel firmamento dell’Elettronica mondiale, i Mouse on Mars ripescano dal polveroso passato dei laboratori elettronici ogni più piccolo squittio e lo innalzano agli onori dello spartito. Non è per gusto archeologico che si appropriano dei suoni agli albori dell’elettronica, ma per rimanere ancorati allo stadio iniziale di quegli impulsi.  E’ il suono  di una energia vulcanica che, se fatta scorrere in meandri elettronici, può essere anche molto mite. Per questa particolare forma di dolcezza, che proviene da una forza potenzialmente distruttiva, I Mouse on Mars non possono non ricordare i Kraftwerk. Il discorso musicale che propugnano, tuttavia, guarda avanti e non ha nulla di rivolto al passato. Il duo, composto da Jan St. Werner da Dusseldorf e Andi Toma da Colonia, utilizza campionatori e sintetizzatori per costruire un discorso diretto, direttamente attinto alla corrente elettrica: liquida, nella sua fluidità, e lavica nel suo stato di scossa.

 

Programma di figure animate proiezioni

Sfuggenti come frecce, le figure animate – disegni o pupazzi– miniature della psiche, raccolte e selezionate attraverso un bando di partecipazione, sono proiettate senza soluzione di continuità, nella sala rossa del San Biagio. C’è quindi l’occasione per assistere a una forma d’arte autonoma, capace di sentimenti enormi e per scoprire gli artisti, le linee delle figure, i fulcri dei soggetti, la plausibilità dei dialoghi, la fusione con la musica, la loro consistenza nel colore e nella luce, in cui stanno o combattono.

 

Jacob Kirkegaard Aion installazione

L’installazione provoca un’esperienza sonora e visiva capace di trasferire gli spettatori in quattro edifici abbandonati della “Zona di Alienazione” di Chernobyl, un’area compresa nel raggio di 30 km dal sito dell’ex-centrale nucleare in cui avvenne nel 1986 il disastro dell’incidente. Il suono di ogni stanza viene evocato attraverso registrazioni ambientali di dieci minuti, riprodotte nella stanza stessa per un’ulteriore registrazione, ripetendo questo processo fino a dieci volte: nella stratificazione sonora ciascun luogo sviluppa un suono continuo, con una sfumatura unica e specifica. L’immagine video è frutto di un processo analogo: suono e immagine compongono un’installazione che affronta il tempo, l’assenza, e il cambiamento, in una zona infestata da un pericolo invisibile e impercettibile, tra i resti del lento decadimento della civiltà umana.

 

Stefano Ricci e i Disegnatori del Laboratorio Gli esagerati proiezioni

sono proiettati i disegni animati concepiti e realizzati durante il Laboratorio condotto da Stefano Ricci sulla prospettiva del guardare e dell’essere guardati.

 

Stefano Ricci/Jüppala Kääpiö La rivincita della cicala performance grafico-musicale

La performance nasce e deriva da Humus vertebra, della compagnia Dame de Pic, rappresentato per la prima volta a Bruxelles con le animazioni di Stefano Ricci uomocane, invacca, uomopatata, la mia scimmia segreta, parata e rotola, protagoniste sulla scena. Oggi queste animazioni rivivono nella prima presentazione italiana del libro Humus Vertebra, edito da D406 Arte Contemporanea e Logos, accompagnata dalla performance La rivincita della cicala, animazione originale fra tratto di matita e disegno del suono, orchestrato dal vivo dal duo giapponese Jüppala Kääpiö.

 

Domenico Nordio Concerto

E’ uno dei violinisti più importanti del mondo. Fin da bambino ha vissuto la professione del violino; ha voluto conoscere a fondo lo strumento; ha ascoltato molti altri che lo suonavano; ha cominciato a distinguere, preferire e a indagare le cause delle sue preferenze, tutte inscritte nel rapporto interiore e cerebrale di un uomo con il suo  strumento. Il violino, così come ogni altro strumento musicale, non è un attrezzo, ma è strumento di estrinsecazione di voci altrui, certo, ma che Domenico Nordio, come ogni grande interprete, riesce a imparare come una lingua madre, da cui necessariamente si distacca per parlare con la propria. Il programma musicale, in via di definizione, riguarda il periodo barocco e romantico della musica europea.

 

Marivaldo Paim e i Percussionisti del Laboratorio Concerto

In un laboratorio sulle percussioni, il concerto pubblico rappresenta una parte indispensabile della esperienza, perché se è vero che una sessione ritmica è fatta a memoria, è altrettanto vero che questa memoria, affacciata su una platea, deve ulteriormente plasmarsi per rispondere e ribattere. Il ritmo, la cadenza del dire, la danza saltata, sono espressioni che l’umanità fin dai tempi antichissimi ha praticato per dare un valore emotivo al senso delle frasi, agli accenti delle parole, e per dare ornamento e solennità allo stare in un luogo. Marivaldo Paim scandisce sui surdos, i repiniques e i timbales i suoni delle sua città d’origine, Salvador de Bahia.

 

Franco Pistoni L’estate della collina, di J.A.Baker lettura (*)

“Un nido di formiche rosse si alza in mezzo ai bianchi capolini reclinati degli anemoni. E’ una piramide marrone scura e lucente, alta sessanta centimetri, poco meno di un metro di diametro. Fermenta, sibila piano, come il frangersi lontano del mare sui ciottoli della riva. Le formiche sciamano sulle foglie morte e sulle felci. C’ è qualcosa di vulcanico in questi grossi formicai. Eruttano una lenta lava bruna. La massa scura e molteplice delle formiche luccica di una oscena vita cellulare. Suppura.”  Di John Alec Baker, autore schivo e appartato, si conosce la passione ossessiva per la natura, e per la scrittura, concretizzata in due soli libri, di lunga gestazione: The peregrine del 1967, e The hill of summer del 1969. Franco Pistoni rilegge le pagine in cui Baker registra con meraviglia e precisione la vita e la morte di uccelli, insetti e animali selvatici, piegando il linguaggio in articolazioni microscopiche, in un universo naturale tradotto non solo in scrittura, ma in un’eccezionale esperienza percettiva.

(J.A.Baker, L’estate della collina, traduzione di Salvatore Romano, Gea Schirò Editore, Palermo)

 

Jacob Kirkegaard Labyrinthitis performance

Tra scienze applicate e musicologia, Jacob Kirkegaard in ‘Labyrinthitis’ elabora una composizione che manifesta la spazialità e la fisicità dei suoni attraverso il fenomeno delle emissioni otoacustiche. Modulando ampiezza e frequenza delle onde sonore, la stimolazione delle cellule all’interno della coclea, genera reazioni che danno vita ad ulteriori frequenze, create autonomamente dalla risposta indotta nell’apparato uditivo. L’orecchio in quell’istante da semplice traduttore si impone come vero e proprio meccanismo attivo, capace di generare suono, in un fenomeno che Kirkegaard cattura per poi combinarlo e riprodurlo artificialmente attraverso una modularità spaziale itinerante, che ridisegna lo spazio attorno a chi ascolta.

 

Socìetas Raffaello Sanzio Storia dell’Africa Contemporanea Vol.III performance di Romeo Castellucci

È la storia di un gesto abbastanza conosciuto: mettersi in ginocchio. Ho pensato a tutti quelli che si sono inginocchiati e ho immaginato i loro gesti sovrapposti nella storia e nello spazio. Uno sopra l’altro, fino ad arrivare alla condensazione del gesto in una materia congelata in un arco di forza. Ho attraversato la storia di questo gesto: un colpo senza l’ego, nessun movimento inutile, cinetica della stasi, assoluto potenziale immobile. E poi: davanti a cosa inginocchiarsi? Da dove viene questo bisogno ora?

 

Uochi Toki Concerto

Il loro punto di forza sta nei testi. Sbagliato. Il loro punto di forza sta nel ritmo. Sbagliato. Sono un gruppo rap. Sbagliato. Sono un gruppo di metrica greco-romana, con testi spontanei e cólti. Le cadenze, i piedi e gli anapesti su cui ribattono i loro discorsi, trascinano al pieno convincimento, sono il motore della scia incantatoria di questo gruppo essenziale e severo. La severità è nei confronti dei testi, lontanissimi dallo spaccio della buona coscienza dei soliti testi rap da denuncia sociale buona a scaldare il tuo piccolo centro. Qui ci sono parole indipendenti, e libere dall’ambito stilistico, dalle intese, dal sentire comune. Qui c’è spazio e smarrimento.

 

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