Giudizio, Possibilità, Essere

di Romeo Castellucci

Con: Silvia Costa, Laura Dondoli, Irene Petris, Alice Torriani
e dieci figuranti

Tecnico del suono: Michele Braga

Produzione: Societas
Traduzione: Cesare Lievi

Foto: Guido Mencari

Esercizi di ginnastica su “La morte di Empedocle” di Friedrich Hölderlin da eseguire in una palestra.

Cerco una palestra. Una grande camera presa a prestito per fare delle prove. Un posto trovato, senza riscaldamento, cui si accede attraverso la puzza degli spogliatoi; un posto “sbagliato” per il teatro. E invece no. Una palestra, ora, come luogo esatto, come compimento dell’eresia e della bellezza inattuale di Hölderlin. La poesia di Hölderlin sarà proferita in una palestra in forma clandestina, fuori dai cablaggi ortodossi del teatro istituzionale. È esercizio, disciplina, lavoro sul presente.

Assistere alla sequenza astratta di un esercizio, all’ellittica di un gesto silenzioso che fende l’aria, o ascoltare l’articolazione di un verso come affermazione, significherà contemplare uno spazio vuoto, preparato proprio attraverso le cose viste e udite; conseguire uno spazio senza contenuto come luogo di rivelazione. Rinunciare al discorso; cercare l’eleganza assoluta e inumata nella forma; cercare la precisione glaciale di un’estetica sorvegliata.

Nella luce figurativa dello sguardo dello spettatore tutto sarà giudizio, possibilità, essere, secondo le stesse parole del Poeta. Nell’Antica Grecia – cui Hölderlin si è rivolto per tutta la vita – il Ginnasio era il luogo della preparazione dei giovani in vista delle gare atletiche. I giovani, solo dopo il Ginnasio, inauguravano la vita adulta potendo affrontare la guerra. Nella prosa di Hölderlin ci si riferisce continuamente alla giovinezza, ma non in termini anagrafici. E allora chi è questo adolescente, cosa vuole e cosa rappresenta? Il giovane è l’inattuale, colui che non vive nel suo tempo, colui che per contrarium, è il contemporaneo e per il quale tutto è sempre nuovo. Colui al quale sarà affidato il compito di parlare a questa epoca dal tempo differito di una rappresentazione. Sarà l’Empedocle, l’eretico che abbandona la città per salire la montagna e gettarsi nel fuoco dell’essere.

In palestra, accolti provvisoriamente sui cuscini del salto in alto o della ginnastica artistica, si potrà assistere a una partitura testuale – quasi niente di più – legata strettamente a “La morte di Empedocle” di Hölderlin. Il gruppo dei personaggi della tragedia sarà interpretato da una compagnia di giovani donne. Sono studentesse di una scuola ?- o forse membri di una qualche comunità femminile? Stanno provando uno spettacolo a porte chiuse? Una cosa sola sembra certa: entrando attraverso la porta sbagliata, gli spettatori sorprendono un’azione di teatro che ha tutta l’aria di essere una prova tra adolescenti prive di mezzi, ma che di queste contiene tutta la caparbia determinazione a consacrare la poesia al teatro.

R.C.

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